Per Macchiavelli al PRINCIPE era giustificato qualsiasi mezzo per raggiungere il fine del potere.
Per l’ ippica italiana invece entra in gioco una nuova variabile quando si parla di CLASSIFICAZIONE degli ippodromi.
Infatti il FINE è lodevole cercare di capire quali siano gli ippodromi migliori, i più meritevoli di supporto economico, i più utili per rilanciare l’ ippica e portare spettatori e scommettitori quindi risorse per i comparto.
I MEZZI per raggiungere tale obiettivo sono innumerevoli e il modello AHP, sotto l’ egida del prof. De Felice, non altro che uno degli innumerevoli modelli di valutazione parametrica presenti nelle pubblicazioni scientifiche.
Perché è da tempi di immemori che si cerca di dare i numeri (in senso buono) per classificare gli ippodromi, dal Modello Deloitte appunto all’ AHP fino ai giorni nostri con tanto di pubblicazione di decine di pagine con algoritmi ben spiegati e calcolati.
Qui entra in scena la variabile cara ai gestori di ippodromi : LA SCELTA.
Con la SCELTA gli immaginifici gestori mettevano in ordine quei parametri valutativi ce erano a loro più congeniali e che portavano al risultato voluto.
Tutti si ricordano le piste lunghe 1001 metro per attenere il punteggio “oltre i mille metri”, la valutazione fantasiosa di tratti di sentiero di avvicinamento trasformati di piste aggiuntive, il numero dei box occupati da una miriade di cavalli fantasma, un giorno di corsa nel mese strategico per allungare la stagionalità, le scommesse sul campo aumentate grazie alla “percentualite” per poter aumentare la categoria di merito e via molti altri “spunti brillanti”.
Quindi è su questo che bisognerà vigilare, sulla scelta dei parametri di valutazione e il loro peso percentuale sul calcolo e purtroppo l’ ASSENZA di osservatori neutri al tavolo di discussione ci mette a disagio.
Quindi quello che critichiamo non è la scelta dei rappresentanti degli ippodromi (sono fratelli coltelli),non è il prof De Felice esperto riconosciuto, non è il modello AHP (non il massimo ma idoneo) ma l’ assenza di una parte terza che sorvegli e valuti quello che viene deciso in corso d’ opera perché arrivati alla conclusione sarà impossibile fermare il treno.
Facciamo presente che, magari sbaglieremo, ma la fiducia che i dirigenti MASAF siano in grado di fare i super partes, è pari azero sia per competenza sia per tutti i trascorsi che gli ippici hanno subito sulla propria pelle e su quella dei cavalli.
REDANDBLACK