Sottosegretario Mipaaf Con delega all’ippica On. Giuseppe Castiglione
Capo Segreteria Ministro Maurizio Martina dott. Angelo Zucchi
Capo Dipartimento Mipaaf ippica – pesca dott. Luca Bianchi
Direttore Generale Mipaaf ippica- pesca dott. Francesco Saverio Abate
Dirigente Mipaaf ippica – pesca dott.ssa Stefania Mastromarino
Dirigente Mipaaf ippica pesca dott.ssa Paola Finizio
Sento il dovere d’intervenire nelle mie vesti di Presidente dell’Unione Proprietari Trotto e Vice presidente dell’Organismo Ippico Italiano sulle tematiche relative alla grave crisi del settore ippico, nella speranza di contribuire alla loro risoluzione.
Che l’ippica italiana stia attraversando da anni una crisi profonda non è certo una novità.
Già in occasione delle aste di Milano del 2006, avevo denunciato allarme di sinistri presagi di scomparsa dell’ippica e della categoria dei proprietari in seguito alla diminuzione del montepremi
sceso a 220 milioni di euro (poi in caduta verticale sino ai 93 del 2016) e alle divisioni interne dei componenti la filiera ippica: società di corse e categorie professionali.
Fattori che hanno come conseguenza l’estinzione della figura del proprietario.
Ad aggravare una situazione già di per sé insostenibile, negli ultimi anni si è aggiunto il ritardo nei pagamenti dei premi al traguardo. I pagamenti per le scuderie con fatture sono fermi a luglio, per quelle al 4% a settembre.
I proprietari costituiscono l’asse centrale del settore: acquistano i cavalli dagli allevatori, li affidano agli allenatori-guidatori e li portano negli ippodromi a gareggiare. Senza proprietari gli allevatori non vendono cavalli, gli allenatori e i guidatori non lavorano, gli ippodromi non possono formulare il campo dei partenti, gli scommettitori non hanno eventi su cui scommettere.
Allevatori-proprietari-allenatori-ippodromi costituiscono una quadriade indissolubile, che deve coordinarsi con tutti gli operatori del sistema, dai concessionari ai funzionari, dai vannisti ai
maniscalchi e ancora con l’Ente di governo dell’ippica che non deve essere burocratico, ma flessibile e gestito da conoscitori del settore. Negli ultimi anni siamo passati da una conduzione se non
propriamente ottimale quale era quella della vecchia Unire a una gestione rigida da parte del Mipaaf, un passaggio che, considerato il peso che ha la burocrazia in Italia, si è rivelato dannoso per il settore tutto.
La china si fa sempre più pericolosa e irreversibile. I numeri sono spietati:
- Comparazione scommesse e ricavi al totalizzatore 2016-2017 dal 1 gennaio al 3 febbraio:
a. 2016 € 54.751.465,75 – 2017 € 45.853.809,50: diminuzione di € € 8.897.656,05, pari a – 16,25%;
b. 2016 € 7.547.822,58 – 2017 € 6.287.524,60: diminuzione di € 1.260.297,98, pari a – 16,69%;
- Comparazione scommesse e ricavi al totalizzatore 2008 – 2016:
a. 2008 € 1.605.825,279 –2016 353.625.900: diminuzione di € 1.252.199.379, pari a – 77,98%;
b. 2008 € 298.801.172 – 2016 € 68.735.018: diminuzione di € 230.066.154, pari a – 77%;
L’ippica negli ultimi 8 anni ha perso quasi l’80% del ricavato al totalizzatore. Un dato che condurrebbe alla chiusura qualsiasi azienda e che ha trovato concordi anche il dott. Angelo Zucchi, Capo della Segreteria del Ministro Martina e il dott. Luca Bianchi Capo Dipartimenti Mipaaf, consapevoli delle difficoltà in cui versa il settore.
E non c’è stata la tanto decantata escalation della quota fissa. Nel 2016 ci si è fermati a € 75.189.933, di cui soli € 4.687.500 destinati al Mipaaf.
Si naviga a vista, è in corso un processo di degenerazione:
- Gli ippodromi stanno organizzando le corse senza poter programmare alcunché, in difetto della convenzione e persino in difetto di una chiara individuazione della natura giuridica del rapporto con il Ministero – in esito alla parabola dell’accordo sostitutivo portata dal “decreto Castiglione” posticipato di un anno -. Dal 2006 al 2016 hanno visto scendere le remunerazioni del 50% e recentemente hanno appreso di un’ulteriore diminuzione di euro 6.000.000 per il 2017. La mancanza di risorse costringe le società di corse a privarsi di parte del personale e limita gli interventi di manutenzione anche ordinaria con il risultato di accentuare un degrado già in atto. Molti impianti al momento non hanno l’acqua calda e andando avanti di questo passo non avranno neanche quella fredda. Tutto ciò mentre si richiede loro di diventare teatri appetibili, luoghi capaci di attrarre pubblico nuovo e soprattutto giovane. Sino a qualche anno fa gli ippodromi erano luoghi di aggregazione, per andare alle corse ci si cambiava d’abito ed era gratificante frequentare i recinti riservati. Oggi il processo di deterioramento allontana appassionati, scommettitori, contribuendo
all’impoverimento della filiera e di posti di lavoro. - A febbraio, si è giunti al paradosso di pubblicare il calendario delle corse solo per 4 giorni, anziché per l’intero anno, ciò ha creato discrasie temporali fra la dichiarazione dei partenti e l’effettiva ufficializzazione della giornata. Venerdì scorso le società di corse hanno dichiarato alle 9.00 i partenti per i convegni programmati dal 5 all’8 febbraio, senza che fosse stato ancora diramato dal Mipaaf il calendario ufficiale delle cose, pervenuto intorno alle 10.30;
- La soppressione delle corse del lunedì, la riduzione di quest’ultime da 8 a 7 e la circolare programmazione 2017 hanno causato colpevolmente una discesa verticale delle entrate. E’ indispensabile correggere i parametri della circolare programmazione, lasciando libertà agli ippodromi di programmare in base allo stanziamento e materiale a disposizione.
Aumenterebbero partenti e corse per anziani – le più giocate – e diminuirebbero le probabilità di un favorito netto. Considerando anche che le corse per anziani prevedono un minimo di 6 partenti senza rapporto di scuderia; - Tris dubbie e sospetti di combine a raffica;
- Premi bassi e tempi lunghi di pagamenti minano la tranquillità e la sicurezza degli operatori;
- Ai funzionari addetti al controllo delle corse sono state comunicate solo venerdì 3 febbraio le nomine per la domenica seguente;
- Siamo la Nazione – dati Uet- con il più alto numero di casi doping in Europa e paradossalmente meno sanzionati. Basta chiedere una seconda analisi alle Mauritius o a Hong Kong e il caso si prescrive.
Le attuali determinazioni del ministero ed i suggerimenti di taluni operatori ippici sembrano spesso la fioritura intricata di un humus compromissorio, tanto che non poche volte l’ambiguità del linguaggio si è rivelata figlia di una scelta politica: i provvedimenti della governance ippica, per essere sorretti dal più ampio consenso politico possono finire con lo smarrire la razionalità dei propri nessi interni.
In tale contesto e in questo momento, creare comitati, consulte e quant’altro significa avallare e perpetuare un sistema che conduce inevitabilmente ed ineluttabilmente alla scomparsa dell’ippica,
perché appunto tali estemporanee iniziative servono per sostenere e puntellare un sistema inefficiente che fa acqua da tutte le parti. Ed invero, in una concatenazione di argomenti non esiste alcuna barriera immunitaria in grado di impedire al virus che ha attaccato un argomento di contagiare l’argomento successivo legato al primo: anzi si corre il rischio di concorrere al default del settore.
Questo stesso equipaggiamento concettuale impone di cancellare anche i tentativi di approvazione separata della lettera a) dell’art. 15 del collegato agricolo – riguardante la riforma delle scommesse ippiche – rispetto al complesso dell’articolo: non ha alcun senso proporre una riforma delle scommesse senza subordinarla o almeno coordinarla con l’organismo ippico che avrà la gestione del settore e che dovrà garantire un prodotto certificato. Tanto più se non vi sono limiti alla introduzione di corse estere e alla diminuzione di corse italiane.
Il Mipaaf ha quale fine istituzionale indefettibile la promozione della cultura del cavallo italiano.
Considerando anche che nella riforma proposta – se per le scommesse a quota fissa venisse confermato nel 2017 il trend del 2016 – diminuirebbe l’appannaggio per l’ippica di € 1.439.062,50.
E’ indispensabile che l’Organismo e i Ministeri vigilanti stabiliscano delle percentuali minime e massime di corse estere per l’implementazione del palinsesto complementare, garantendone la programmazione. Resta poi inspiegabile perché alcune associazioni di ippodromi abbiano firmato un documento – peraltro inoltrato al Meef e non al Mipaaf, naturale destinatario – da cui non traggono nessun profitto, sia dalle scommesse esterne che da quello interne.
Gli unici al momento a trarne un ritorno finanziario sarebbero i concessionari.
Occorre una totale inversione di rotta a partire dalla privatizzazione del settore, alla certificazione del prodotto, alla promozione ed allargamento della rete di vendita del prodotto collegato alla riforma delle scommesse ippiche, nell’ottica di un ricambio generazionale con investimento sul territorio.
Regole uguali per tutti, a cominciare dall’emersione del lavoro –naturalmente attraverso una graduale legislazione di sostegno-, la cui violazione deve essere seriamente e convintamente sanzionata.
Condivido l’obiettivo “Ippica agli ippici”, ma si tratta di locuzione concettualmente chiara che però operativamente si opacizza.
Meglio dire: “Ippica agli ippici veri”.
Dobbiamo accelerare l’iter legislativo di privatizzazione dell’ippica.
In queste condizioni, con le attuali entrate, si rischia di non arrivare a fine anno. Necessita un graduale passaggio verso un’impostazione tesa a investire sui propri mezzi e non più finalizzata a chiedere ostinatamente sussidi pubblici, contribuendo in tal modo alla morte di un settore fiore all’occhiello sino a qualche anno addietro del made in Italy. Predisporre un piano con tutte le misure per favorire l’aumento del volume delle scommesse in un’ottica tesa a riattivare il circolo virtuoso che utilizza la scommessa come volano economico a sostegno di un’attività complessa che ha al centro l’allevamento e la cultura del cavallo in tutti i suoi aspetti, dalla passione per la competizione alla salvaguardia delle biodiversità e all’ippoterapia, dalla passione per la competizione al piacere di avere un cavallo e per quanto questo può generare sul piano sociale, economico ed occupazionale.
Presidente Upt – Vice Presidente Organismo Ippico Italiano
Avv. Francesco Gragnaniello
Napoli, 06.02.2017